È un decreto in chiaroscuro quello che esce dal voto della Camera, fatto di luci ma anche di tante ombre, certamente più di quanto ci si poteva attendere dopo il confronto che ne aveva preceduto l’emanazione nell’ottobre scorso. Più di sette mesi per avere un provvedimento che portasse a soluzione alcune emergenze del precariato individuate esplicitamente nell’intesa del 24 aprile a Palazzo Chigi e in quella successiva del 1° ottobre col ministro Fioramonti. È un dato di fatto che né il Governo, né il ministro sono riusciti a garantire la necessaria compattezza della maggioranza che li sostiene su impegni che avevano assunto e che risultano invece finora disattesi. Nel decreto, in particolare, è saltata la possibilità di accedere a posti di DSGA attraverso procedure di mobilità professionale per gli assistenti amministrativi “facenti funzione” da almeno tre anni, anche senza il possesso del titolo specifico. Totalmente disatteso, peraltro, anche l’impegno, contenuto nelle intese, di avviare tavoli di confronto fra sindacati e MIUR per definire i contenuti dei provvedimenti sul sistema delle abilitazioni come collegati alla legge di bilancio, il cui percorso avrebbe dovuto procedere in parallelo a quello del decreto.
Al fine di ricondurre quanto più possibile il provvedimento a coerenza rispetto agli accordi sottoscritti, non sono mancate nella fase di discussione alla Camera le proposte di interventi emendativi avanzate dalla CISL Scuola, evidenziate anche in sede di audizione presso la commissione cultura e istruzione. Tra questi, una buona parte è stata accolta: anche l’a.s. 2019/20 potrà essere considerato ai fini del computo del triennio richiesto per accedere al concorso straordinario, potranno partecipare alle procedure abilitanti anche i docenti con tre anni di servizio nella paritaria e nella formazione professionale; accolta anche la richiesta di riapertura delle graduatorie di III fascia e la loro trasformazione, insieme alla II fascia, in graduatoria provinciale da utilizzare per le supplenze di durata annuale o fino al termine delle lezioni. Accolta anche la richiesta di salvaguardare la continuità didattica sui posti occupati dai diplomati magistrali, così come quella di consentire agli specializzandi di partecipare al concorso straordinario su posti di sostegno. Passata anche la richiesta di estendere alle GAE la possibilità di essere assunti in altra provincia in cui le graduatorie risultino esaurite.
Non è passata invece la nostra richiesta di consentire ai precari con tre anni di servizio la partecipazione al concorso ordinario anche senza i 24 CFU, né quella di riservare ai FIT 2018 il 100% dei posti anche nel 2020/21. Stessa sorte è toccata alla proposta di prevedere per le assunzioni dei dirigenti scolastici, oltre a quelle dei vincitori, anche lo scorrimento della graduatoria degli idonei; bocciata anche la proposta di estendere per i dirigenti neo assunti le opportunità di mobilità interregionale.
Molto gravi, nel testo di conversione approvato dalla Camera, le modifiche introdotte con emendamenti che configurano vere e proprie incursioni in materie soggette a disciplina contrattuale. Ciò avviene prima di tutto con le disposizioni che vietano ai docenti neo assunti di partecipare per cinque anni alle operazioni di trasferimento, assegnazione e utilizzo; divieto che si estende anche alla possibilità di ottenere, come prevede l’art. 36 del CCNL, una supplenza su classe di concorso diversa da quella di titolarità. Viene prevista espressamente la non derogabilità di queste norme attraverso i contratti. Viene inoltre disposta, per chi è assunto come docente, la cancellazione da tutte le altre graduatorie in cui si trovi in quel momento inserito, ad eccezione di quelle di eventuali concorsi ordinari. Esclusa inoltre la possibilità di accantonare per la mobilità il 50% dei posti liberati dai pensionamenti legati ai requisiti di “quota 100”.
Prevista per gli inclusi nella graduatorie di merito dei concorsi 2016 la possibilità di inserimento in coda alle graduatorie dei concorsi 2018 anche in regione diversa da quella di attuale inserimento. Diventa inoltre una soluzione a regime, e non solo limitata al prossimo anno scolastico, quella della cosiddetta “call veloce”, procedura che consente agli aspiranti inseriti nelle diverse tipologie di graduatoria per le assunzioni di essere assunti, a domanda, anche in regioni e province diverse nelle quali tutte le graduatorie siano esaurite. È stato prorogato al 10 settembre, però, il termine entro cui devono essere completate le operazioni di assunzione: facile immaginare quali ricadute ciò possa avere sul regolare avvio dell’anno scolastico, che già con la scadenza fissata al 31 agosto si fa fatica a garantire.
Non risponde alle attese e alle richieste della CISL Scuola la soluzione individuata per i docenti IRC, per i quali il decreto prevede solo il bando di un concorso ordinario, escludendo procedure straordinarie destinate al personale col almeno tre anni di incarico, analogamente a quanto previsto in generale per i docenti precari. Una disparità di trattamento di cui si fatica a comprendere le ragioni, comunque non condivise.
Più volte è stato chiesto, anche unitariamente, che il ministro si facesse garante, rispetto alle forze di maggioranza, delle intese sottoscritte e della necessaria coerenza dei conseguenti provvedimenti legislativi. Contenuti ed obiettivi emersi e condivisi nel lungo confronto fra sindacati e MIUR sono chiari: ridurre quanto più possibile la precarietà, riconoscere l’esperienza professionale acquisita sul campo, definire in modo strutturale percorsi di formazione e abilitazione. Il tutto in un contesto di forte valorizzazione del dialogo sociale e delle relazioni sindacali. Alla luce di quanto emerso dal dibattito sulla conversione del decreto 126 e sul disegno di legge di bilancio, è indispensabile un passaggio di verifica col ministro Fioramonti, che chiediamo avvenga con la massima urgenza.