Per essere una norma che ha l’obiettivo di semplificare, è davvero notevole il livello di confusione che sta producendo. Sul vincolo di permanenza quinquennale nella sede di assunzione sarebbe necessario, e urgente, fare un minimo di chiarezza. Un conto è se la legge si limita a generalizzare per tutti i neo assunti il vincolo stabilito per i soli docenti della secondaria dalla Legge di Bilancio, che come è noto ha modificato le norme precedentemente contenute nel decreto legislativo 59/2017; altro sarebbe se l’intenzione fosse quella di far valere in modo generalizzato tale vincolo sulle operazioni di trasferimento e passaggio disciplinate dal contratto sulla mobilità.
Si avrebbe in tal caso una clamorosa invasione di campo sulle prerogative contrattuali, che ci farebbe tornare indietro di qualche anno, riproponendo scenari politici già visti, nei quali l’invadenza legislativa non ha certo portato benefici alla scuola e a chi ci lavora, creando una mole enorme di problemi che proprio in sede contrattuale, con pazienza e tenacia, sono stati in gran parte affrontati e risolti.
A suscitare il dilemma è la relazione illustrativa degli emendamenti al ddl “semplificazioni”, che mette confusamente assieme vincoli di natura diversa, alcuni di fonte legislativa, altri di fonte contrattuale. Da qui la necessità di fare subito chiarezza, anche per fugare il sospetto che siano proprio le relazioni sindacali a essere considerate oggi un fastidioso elemento di disturbo all’ordinato svolgimento dei processi di decisione, e non un fattore di arricchimento della dialettica democratica che può concorrere in modo positivo al “buon governo” della comunità. Stagioni che credevamo superate verrebbero a riproporsi con tratti addirittura più accentuati e preoccupanti.
Quanto al fatto che il valore della continuità didattica possa affermarsi semplicemente con l’introduzione di vincoli temporali più o meno lunghi, ci sarebbe molto da discutere, e una norma che avesse questa pretesa sembrerebbe scritta più all’insegna del semplicismo che della semplificazione. Molto più produttivo, tanto per fare un esempio, sarebbe un deciso impegno a eliminare o ridurre al minimo la precarietà del lavoro, fonte di inevitabile e irrimediabile discontinuità.
Non ci siamo comunque mai sottratti, nelle sedi di negoziato, alla responsabilità di individuare soluzioni che favorissero e incentivassero la continuità, il cui valore è dato soprattutto dal sussistere – e dal consolidarsi – di positive relazioni all’interno della comunità scolastica, più che da forzature e costrizioni che potrebbero rivelarsi, in certi casi, addirittura controproducenti. Su questi aspetti la regolazione per via contrattuale si è sempre dimostrata, alla prova dei fatti, ben più efficace di rigide disposizioni legislative.
Roma, 22 gennaio 2019
Maddalena Gissi, segretaria generale CISL Scuola