Autoreferenzialità e impazienza hanno contrassegnato sino ad oggi le discussioni e le azioni sull’apertura delle scuole. I finanziamenti per implementare i trasporti sono stati approvati con molto ritardo, la burocrazia dei ministeri e quella delle regioni sono ancora alle prese con bandi e assegnazioni alle ditte, con esiti che non vedranno la luce in tempi brevi. Le regioni virtuose come la Toscana apriranno i battenti al 50% per gli alunni della secondaria, ma con molte preoccupazioni e investimenti importanti (4 mln dal bilancio regionale).
Nel frattempo serpeggia l’idea che comunque il contagio possa essere alimentato dalla ripresa delle attività didattiche in presenza e questo provoca disagio e molta ansia tra le famiglie e il personale. Se invece di discutere e di chiudersi nelle stanze dei bottoni si cominciasse a ragionare con buon senso, forse si potrebbe far partire una campagna vaccinale in grado di intercettare chi a scuola c’è, valutando di avviare anche una ricerca più mirata degli asintomatici tra gli studenti. Se viviamo in un Paese in crisi pandemica, non mancheranno gli strumenti normativi; c’è un DPCM in vista per il rinnovo dello stato di emergenza, si decida con serietà e fermezza quello che serve per la ripresa.
I contatti sono giornalieri, perché non hanno mai chiuso le scuole dell’infanzia e la primaria, le medie hanno avuto alcune interruzioni in qualche regione, ma sono in servizio normalmente con adolescenti che circolano per paesi e città.
Il secondo grado deve rientrare in classe il più possibile protetto e senza l’ansia del contagio; oggi ci sono già molti docenti che operano nei laboratori o con i ragazzi disabili. In un piano programmato per tempo e seriamente, tutti i professori e il personale che sistematicamente viene a contatto con gli studenti dev’essere coperto da misure anticontagio come il vaccino.
Non possiamo perdere altro tempo: sono più di trecentomila i docenti che superano i 55 anni e tra quarantene e isolamenti fiduciari in attesa di fantomatici tamponi, il tempo scuola è instabile e rarefatto. Il 23 dicembre la Conferenza Stato regioni e il Ministero di viale Trastevere hanno sottoscritto un’intesa. A cosa è servita? Non c’è nulla di operativo anche perché il personale della sanità è sempre lo stesso, anzi è ancora più sotto stress.
Se si ritiene possibile una corsia preferenziale di vaccinazione per il personale della scuola, si parta subito con una seria programmazione. L’87% dei docenti si è detto disponibile a vaccinarsi. Vedendo le immagini delle lunghe file di operatori sanitari in attesa del proprio turno per sottoporsi alla vaccinazione, tornano alla mente i ritardi che abbiamo avuto a fine agosto per lo screening preventivo rivolto a tutto il personale scolastico.
La Cisl Scuola non intende assistere inerte all’ignavia che la politica sta dimostrando in ogni sua azione: se la scuola è importante, ora è arrivato il momento di dimostrarlo!
#vacciniamolascuola e facciamo tornare il sorriso ai nostri studenti!
Roma, 9 gennaio 2021
Maddalena Gissi, segretaria generale CISL Scuola