La CISL Scuola ha scelto di caratterizzare la sua presenza agli attivi unitari di oggi, 19 dicembre, a Roma mettendo in particolare evidenza il tema della precarietà ancora largamente diffusa fra il personale docente e ATA. Una scelta che assume, declinandola nelle specificità del settore, la centralità data da CGIL, CISL e UIL al tema dell’occupazione nella piattaforma unitaria con la quale vanno al confronto col Governo sulla legge di bilancio. L’argomento è stato ripreso con forza da Daniela Scarlata, della CISL Scuola, nel suo intervento fra quelli svolti dai delegati partecipanti all’assemblea; un intervento molto ampio, nel quale ha denunciato il basso livello di attenzione che la legge di bilancio in cantiere riserva ai settori dell’istruzione e della formazione. Anche la scuola, se non interverranno scelte diverse, è destinata a misurarsi con l’esiguità degli stanziamenti previsti per i rinnovi contrattuali, lontani anni luce da quanto servirebbe per puntare all’obiettivo di un riallineamento con la media dei salari europei, obiettivo che le federazioni di categoria hanno indicato nelle linee guida per una piattaforma unitaria. Rompere l’isolamento della scuola, rinsaldando una forte alleanza tra scuola, famiglia e società è la condizione per riscattare anche in termini di prestigio sociale il lavoro che ogni giorno si svolge in ogni istituto scolastico. E non ci può essere vera dignità professionale se al lavoro si accede, in troppi casi, in condizioni di precarietà senza fine. Per questo il “nuovo rinnovo” del contratto dovrà anche servire a fare un altro passo avanti verso la pari dignità delle condizioni di lavoro, a prescindere dalla natura del contratto. L’altissimo numero di supplenze, un vero record le 150.000 di quest’anno, sta ad indicare il fallimento dei tentativi fin qui fatti di riformare le procedure di reclutamento del personale. L’ossessione di svuotare le graduatorie, concentrandosi quasi esclusivamente sul canale dei concorsi ordinari, si sta rivelando un non senso.
Non sono mancate le critiche alle modalità con cui la legge di bilancio interviene in materia di alternanza scuola lavoro, tagliando in modo indiscriminato gli orari anziché avviare una seria riflessione volta a rafforzare la valenza didattica dei percorsi di alternanza. Una scelta poco meditata, che sembra rispondere a esigenze di propaganda (e di risparmio indiscriminato) più che a creare condizioni di reale miglioramento dell’offerta formativa.
Anche sul tempo pieno si è intervenuti con pressapochismo, lanciando slogan fuori dalla realtà. La realtà è purtroppo quella delle gravi carenze sul piano delle dotazioni strutturali che sono condizione imprescindibile per ampliare il tempo scuola: gli episodi messi in luce dai NAS rendono il quadro ancor più inquietante, perché a fronte dei servizi mancanti si registra il diffuso malfunzionamento di quelli esistenti.
Ribadita infine la forte preoccupazione per gli effetti che potrebbe produrre l’avvio di percorsi di autonomia differenziata su un sistema scolastico già segnato da disomogeneità e squilibri fra aree territoriali.
Roma, 19 dicembre 2018